Vi abbiamo raccontato POURPARLER in questo speciale, ed eccoci finalmente con la pubblicazione del primo episodio di questo nuovo progetto.
Tema del primo appuntamento è: NEW BEGINNINGS, i nuovi inizi.
Inizio [dal lat. initium, der. di unire «entrare in; cominciare»]. L’azione, il fatto di cominciare, di dare avvio a qualcosa; principio. (Il Nuovo Treccani)
L’inizio, per definizione è uno: declinarlo al plurale è una contraddizione in termini. Eppure - o forse proprio per questo - abbiamo scelto di dedicare la prima conversazione di #pourparler ai “nuovi inizi”: un dialogo sull’attitudine al cambiamento, la capacità di reinventarsi, il valore di intraprendere percorsi sempre nuovi e, spesso, imprevisti. Ospiti dell’incontro Naomi Accardi e Massimo Temporelli: due persone che hanno saputo trasformare la loro propensione per i “nuovi inizi” in una professione di successo. Anzi, molte.
Simona Flacco. “Cosa fai nella vita?”. È la domanda di rito che apre una nuova conversazione. Sapere “cosa fa” il nostro interlocutore ci rassicura, perché ci aiuta a trovargli un posto all’interno del nostro personale universo di valori, a comprendere “chi è” - o almeno così pensiamo. Rispondere, però, non è sempre facile.
Massimo Temporelli: È un casino capirlo. Fondamentalmente credo di occuparmi di cultura: cultura del design, dell’innovazione, del cambiamento, delle start-up. Non sono un tecnico, anche se sono laureato in fisica. Mi sono sempre fatto travolgere dalle passioni che ho vissuto nel tempo. Per dieci anni sono stato curatore Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. All’inizio ho fatto il lavoro dello scienziato, ma col tempo sono diventato una sorta di antropologo, materia che insegno allo IED da qualche anno. Ho iniziato a chiedermi come l’uso della tecnologia cambi la società e la mente umana, qual è il rapporto tra uomo e macchina. Nel frattempo scrivo, faccio cose, vedo gente. Antropologo, fisico, imprenditore, startupper, professore: sul mio biglietto da visita c’è scritto “Homo Sapiens”.
Naomi Accardi. Mi occupo di brand marketing di moda, in particolare sportswear/streetwear, e come hobby scrivo per diverse riviste internazionali (Season Zine, Mundial Magazine, Day Off), un’attività che sta diventando sempre più parte integrante del mio lavoro. Sono cresciuta a Modena, ma sono metà siciliana, ho vissuto a Bologna, Stati Uniti, Germania, Dubai, poi di nuovo Milano. Ho affrontato tantissimi nuovi inizi. Penso di avere la mentalità del CEO: riesco ad avere una visione d’insieme e so come raggiungere un obiettivo.
Riccardo Crenna. Oggi, molto più che in passato, siamo tutti costantemente chiamati a reinventarci. Il “nuovo inizio” è un paradigma della società contemporanea?
Massimo Temporelli: Il 900 è stata l’epoca del Palombaro. Sono le persone che, per fare esperienza, per capire le cose, hanno bisogno di fermarsi in un punto - in una relazione, in una disciplina - e scendere in profondità, scavare finché non ne hanno esplorato ogni aspetto.
Poi c’è stata la fase, che ancora in parte viviamo, del Surfer, colui che scivola sulle cose rapidamente, rimanendo sempre in superficie.
Oggi però credo che il mondo appartenga agli Snorkler: chi si muove tra saperi diversi a una velocità media, ogni tanto si ferma, scende sotto la superficie e impara abbastanza per estrarre del valore e portarlo da un’altra parte. Quando movimento ondulatorio tra la superficie il fondo comporta tantissimi nuovi inizi: gli snorkler sono individui multipotenziali.
Alberto Dapporto. Dunque cosa significa, oggi, essere “snorkler” o multipotenziali?
Massimo Temporelli: Significa avere sempre voglia di iniziare qualcosa di nuovo. Le persone multipotenziali sono sempre esistite. In passato venivano identificate con gli artisti, i creativi, i “diversi”: pensate per esempio a Leonardo Da Vinci - scienziato, artista, anatomista. Se eri multipotenziale, una volta, dovevi nasconderti, perché la società non ti capiva. Oggi la tecnologia ha amplificato questa attitudine, perché è lei stessa multipotenziale, veloce, distrattiva: basta schiacciare un bottone per essere da un’altra parte. Allo stesso modo, la persona multipotenziale continua ad “aprire nuove schede” (in inglese, “tab”) nel suo cervello, come nel browser del computer. Ecco, potremmo chiamarli “New Tab”.
Gaia Passi. New Tab si nasce o si diventa?
Massimo Temporelli: Alcuni nascono con una maggiore attitudine al cambiamento di altri: c’è chi davanti al nuovo si blocca, e chi ne è entusiasta.
Naomi: Io ci sono sicuramente nata. Fin da bambina, non sapevo cosa volevo fare da grande. Ho cambiato idea cinquemila volte. Quando sono andata all’università non sapevo cosa studiare, ma volevo abitare in California e per questo ho scelto una facoltà di visual communication a Los Angeles. Anche nel lavoro ho bisogno di cambiare spesso: la mia vita va a cicli di un anno e mezzo-due anni.
Giulia Novati. Cosa può spingerci verso ogni nuovo inizio?
Naomi Accardi: La curiosità e la voglia di fare tutte le esperienze del mondo. E anche un po’ la noia. Sono un’eterna insoddisfatta: non perché non mi piace quello che faccio, ma perché voglio sempre fare di più.
Massimo Temporelli: Nella voglia di cambiamento c’è una buona dose di inconsapevolezza e di oblio: ti dimentichi la fatica che hai fatto per intraprendere ogni nuova strada.
Gaia Passi. La multipotenzialità ha anche dei “lati oscuri”?
Naomi Accardi: Superficialità, improvvisazione, mediocrità. L’avvento della figura del creativo multipotenziale offre molto spazio a persone prive di talento, che s’improvvisano in nuovi ruoli. Il rischio è perdere ogni capacità di approfondimento, rimanere sempre in superficie, fare una cosa solo perché “è bello il titolo”, ma poi il contenuto è zero.
Riccardo Crenna. Il rischio è l’appiattimento culturale: se tutti adottiamo l’attitudine dello “snorkler” rischiamo di perderci qualcosa. Quindi serve qualcuno che continui ad andare in profondità?
Massimo Temporelli: Assolutamente sì. I multipotenziali hanno bisogno dei palombari, di persone che nella vita vadano in profondità in ogni singola materia. Il medico, l’antropologo, l’ingegnere, offrono al New Tab gli strumenti indispensabili per imparare quel tanto che è gli è necessario per “unire i puntini” e mettere in relazione discipline apparentemente distanti tra loro. Senza la loro capacità di approfondire lo snorkler non andrebbe lontano.
Simona Flacco. Qual è la differenza tra essere “multipotenziale” e “superficiale”?
Massimo Temporelli. È importante misurarsi con il concetto di “possibile adiacente”, formulato dal ricercatore statunitense Stuart Kaufmann e ripreso da Steven Jonhson nel libro “Where good ideas come from”: si tratta di un insieme di idee, tecnologie, parole, molecole e così via, molto vicini a quello che esiste realmente ma ancora inesplorati. Nel nostro caso, significa cercare di trovare un un filo conduttore che leghi tutte le esperienze e i possibili “nuovi inizi”.La persona multipotenziale opera come un regista: ciò che conta nel suo lavoro non è tanto la conoscenza tecnica, ma la capacità di visione, di sintesi e di relazione.
“Non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all'indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire” (Steve Jobs, discorso ai laureati di Stanford, 2005).
Decalogo del New Tab