C’è sempre un momento, più spesso un progetto, che segna la svolta per un designer o un architetto. Richard Neutra con la Lovell House ha fatto sì che i riflettori venissero puntati sul suo lavoro.
La Lovell House non è un progetto per una casa e basta: spesso definita Lovell Health House era la traduzione spaziale dei principi che il dottor Philip Lovell - una sorta di evangelista della vita salutare, votata al benessere, fatta di bagni di sole e dieta vegana - aveva voluto per sé, per la propria famiglia e per i suoi pazienti.
Nella Lovell House, progettata tra il 1927 e il 1929, c’è l’International Style, ci sono indizi che riportano alle ville di Le Corbusier, c’è la struttura in ferro di solito usata per i grattacieli, c’è ancora la moquette ma l’acqua nella piscina non l’abbiamo vista.
Sì, perché qual è la differenza tra vedere le foto di un’icona dell’architettura su un libro o entrare fisicamente al suo interno? Il tempo. Il tempo trascorso e come ha cambiato i colori e le superfici.
Non è tutto fermo come nelle foto, dove tutto era la perfetta rappresentazione del progetto di Neutra, oggi i colori sono cambiati, la moquette dimostra i suoi anni e la piscina è vuota ma il bello della visita è tutto in quell’imperfezione che rende più umano uno stereotipo.
Vederla dall’interno, dall’esterno, immaginare la vita passata tra quelle pareti, parlare con chi con quella casa ha la sintonia propria solo di chi può chiamarla casa, senza troppi pensieri sulla teoria dell’architettura, solo casa.
simple flair