E’ il momento delle collaborazioni e non dei personalismi, di scelte audaci da parte delle aziende, delle istituzioni e dei progettisti, chiamati tutti a dimostrare un’apertura, mentale prima di ogni altra cosa.

Gli scenari futuri sono molteplici e difficili da identificare, quello che sembra chiaro è che chi avrà la capacità di rispondere al cambiamento, di non rimanere arenato a vecchie consapevolezze diventate obsolete, riuscirà ad attualizzarsi, interpretando al contemporaneità.

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Il progetto deve prima di tutto riflettere dei valori: valori di progetto, di contenuto, estetici, etici, comunicativi e molto probabilmente deve accettare che tutto questo insieme di valori sarà raccontato attraverso il digitale.

Ecco, la consacrazione del digitale. Se c’è un aspetto del design che nel futuro e forse già nel presente, consideriamo imprescindibile è proprio questo. Al bando lo scetticismo, la nostalgia, lo snobismo. Tutti sembrano essere finalmente venuti a patti con la consapevolezza che questo strumento può e deve essere utilizzato. Non ci sono casi in cui questo non avverrà, dai musei alle scuole, dai progettisti alle aziende. Ora c’è solo da chiedersi come lo faranno e sarà proprio su questo aspetto che si farà la differenza, perché il digital non ha solo degli strumenti ma anche delle logiche specifiche.

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La contemporaneità invoca a gran voce contenuti credibili, empatici. Il design deve riscoprire la capacità di fare storytelling, di raccontare se stesso e la realtà che lo circonda e lo ingloba, avvicinandosi così al lifestyle, perché scegliere un oggetto, farlo con consapevolezza, riconoscendone il valore del progetto e nella realizzazione, diventa il riflesso della propria identità.

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