Il primo appuntamento della trilogia “Ordine, disordine e Caos” ha raccontato il progetto di Philippe Tabet, interprete dell’Ordine, all’interno di The Box e con il supporto di Arper. Il ruolo di Simona e Riccardo, co-fondatori di simple flair, insieme a Davide Fabio Colaci è stato quello di curatori, dalla definizione dei tre temi di progetto alla selezione dei designer, tutto è finalizzato ad unico risultato: indagare il mondo del design da un punto di vista inedito.
Eravamo in tanti, anche più di quelli che ci aspettavamo, da The Box a Milano per scoprire il progetto di Philippe che ha interpretato il primo dei temi individuati per la trilogia “Ordine, Disordine Caos”
Mercoledì eravamo lì in veste di curatori con Davide Fabio Colaci e questo significa raccontare a chi è passato il perché delle nostre idee, il come mai di alcune scelte di pancia e di testa fatte seguendo intuito e razionalità.
La mostra – ancora visitabile in Piazza Bertarelli 4 – per noi è il primo di tre appuntamenti che raccontano mesi di lavoro, fianco a fianco con designer, artigiani, produttori, fotografi, grafici e tutti i portatori di competenze che hanno partecipato alla realizzazione del progetto.
Per il tema “Ordine” abbiamo scelto Philippe Tabet e potremmo raccontarvi che lo abbiamo fatto per la sua formazione da designer industriale, per la sua capacità di fare tanta ricerca e riuscire a sintetizzarne il contenuto con poche ed efficaci parole, ma a questo punto il miglior modo per capire ogni scelta è scoprire il progetto.
Per “Ordine” Philippe Tabet compie un confronto tra produzione seriale e controllo artigianale, scegliendo di raccontarlo attraverso tre maschere.
“L’aspetto interessante dell’ordine – ha detto Philippe – consiste nella sua ritualità, nella sequenza di gesti che conduce ad un risultato definitivo e replicabile. Le maschere danno un volto alle persone che lavorano per permettere questo processo”
Tre maschere in tre materiali differenti : alluminio, legno e ceramica esprimono la capacità dei materiali di essere lavorati secondo regole precise e rituali codificati, in questo modo nella narrazione del processo produttivo si riparte dal ruolo delle persone.
Il progetto di Philippe porta subito ad una naturale empatia con lui, il progetto e le maschere dietro le quali si nascondono tanti visi impegnati nel rendere possibile un ordine nella produzione degli oggetti. Insieme a Davide Fabio Colaci abbiamo interpretato la scelta della maschera come “il mezzo di comunicazione tra il materiale e il processo produttivo, uno strumento che racconta e interpreta il fattore ordine come dato espressivo e umano”.
Il prossimo appuntamento è per Novembre, pronti per scoprire il “Disordine” di Astrid Luglio?