Non sono solo stereotipi ed è inutile negare quanto la figura dell’architetto/designer giochi con la propria immagine e spesso faccia del proprio abbigliamento un tratto distintivo.
Ci sono esempi iconici, gli occhiali tondi di Le Corbusier e le scarpe da tennis di Gio Ponti, e ad oggi ci sono brand che con le loro collezioni catturano e convincono una folta schiera di progettisti.
Accade spesso che non sia solo una questioni di abiti ma dell’immagine del brand, quell’attenzione rivolta ai capi ma anche alla grafica delle campagne pubblicitarie, i loghi, gli interni dei punti vendita, il packaging e anche il font.
Giocano con la propria immagine, diventano ambasciatori di un brand, sono tra il pubblico delle sfilate e non c’è da sorprendersi, lo stile personale trasmette una parte di progetto ancor prima di averlo mostrato.
Marni
Un’estetica riconoscibile, connessioni frequenti con l’arte, una campagna pubblicitaria che non lascia dubbi e un flagship store appena rinnovato a Milano.
Questa natura poliedrica è sicuramente legata a Consuelo Castiglioni, fondatrice e dal 1994 alla guida dal brand, con un’estetica anticonvezionale con modelli lineari, quasi geometrici.
Marni se ci fosse una gara sarebbe sicuramente sul podio dei brand più affini al mondo dell’architettura, fosse anche solo per le collezioni presentate durante la design week.
Acne Studios
Acne ( Ambition to Create Novel Expressions), brand svedese con un’immagine d’avanguardia e minimale molto definita, nasce come realtà multidiscipinare con una rivista biennale (Acne Paper) di successo e un packaging rosa salmone diventato elemento inconfondibile.
Il logo di Acne Studio, rinnovato da circa un anno con il lavoro di Göran Söderström, è non solo una firma ma anche un ottimo lavoro di grafica.
La rivista, il font tipografico, il packaging, il logo e una galleria di progetti perfettamente riusciti per ognuno dei punti vendita, fanno di Acne un porto sicuro per i designer alla ricerca di una collezione da sposare.
Comme des Garçons
E’ una casa di moda giapponese che dagli anni Settanta riesce ad attirare l’attenzione dei media con collezioni monocromatiche e collaborazioni importanti.
Dal 2002 si aggiunge la linea “Play” con un logo fortemente empatico, riconoscibile, disegnato per il brand da Filip Pagowski, il graphic artist di New York con clienti in tutto il mondo da CdG al New York Times.
Le collezioni del brand sono rigorose, sempre fedeli al minimalismo contemporaneo di Rei Kawakubo, la sua fondatrice.
A.P.C.
L’estetica discreta del brand francese A.P.C. (Atelier de Production et de Creation) è un esempio di come un brandig felice approdi inevitabilmente nel disegno di negozi all’altezza delle collezioni.
I progetti firmati dallo studio parigino Laurent Derogo Architecte hanno in ogni caso un’alta dose di legno, accoglienti nonostante un numero esiguo di elementi con l’accento sempre puntato su capi ed accessori.
Sembrano capi poco riconoscibili, eppure A.P.C sembra aver fatto di questa discrezione un marchio di fabbrica per chi, come molti architetti/designer, vorrebbe non ammettere il fascino di un brand ma in realtà non lascia mai nulla al caso, tra cui gli abiti che indossa.
COS
Marchio del gruppo H&M che sembra avere tutte le carte in regola per essere la mecca del designer in genere poco vicino al mondo delle catene d’abbigliamento.
Lo stile minimale, basico, ricercato ma mai decontestualizzato dei capi con un buon rapporto con il prezzo è il risultato di una ricerca stilistica netta.
La vicinanza al mondo del design viene sottolineata ogni anno dalla partecipazione alla design week di Milano, con progetti sempre tra i più visti ed apprezzati con allestimenti firmati da architetti del calibro di Nendo, e progetti come l’ultima collaborazione con Hay.
credits: marni.com, cosstores.com, apc.fr, comme-des-garcons.com, acnestudios.com.