INTERVIEW: RAMONA TABITA
10/2016
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INTERVIEW: RAMONA TABITA
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Ramona è nata in Sicilia, ha studiato a Roma e vive a Milano; stylist di professione dalla mentalità eclettica e professionale ha curato tutto lo styling per la collabo tra NikeLab e Stone Island. Una figura profondamente immersa nel settore moda che partendo dalla sue passioni tra foto, scrittura e creatività a tutto tondo ha definito uno stile ormai riconoscibile e ricercato dai principali player di settore.

Nella mia sregolatezza ho trovato il mio equilibrio



Ecco la nostra chiacchierata con Ramona Tabita.

• Come nasce la passione per questo lavoro? Come hai creato un tuo stile definito?

Non ci sono arrivata subito, sicuramente da adolescente quando mi chiedevano cosa avessi voluto fare da grande la mia risposta non era “la stylist”. Ai tempi in cui tutte le mie amiche compravano il Cioè ricordo che ero l’unica che prendeva Vogue Italia, ma non tanto per i vestiti, ma perchè ero affascinata da quel mondo parallelo rappresentato nelle foto. Sono sempre stata creativa in generale e ho sempre disegnato molto, ma non avrei mai pensato di lavorare nella moda, mi affascinava molto di piú il mondo dell’arte.
Durante i miei studi accademici mi sono avvicinata alla fotografia, le mie foto non erano editoriali ma lo sembravano. Mi piaceva costruire il set e curavo ogni dettaglio dell’abbigliamento dei soggetti da me ritratti, dopo poco ho smesso di fare foto e mi sono dedicata solo allo styling.
Per quanto riguarda il mio stile, non so se sia poi così definito, mi piace sempre sperimentare e cambiare rotta.

• Come si svolge un tuo lavoro tipico, ad esempio con il progetto di collabo tra Nike Lab e Stone Island

Nel mio lavoro c’è sempre una parte di ricerca e preparazione e una di lavoro vero e proprio.
Per il progetto legato al lancio di Nike Lab x Stone Island, curavo oltre che lo styling il casting, a rendere il lavoro più arduo la richiesta di Nike di non volere utilizzare veri modelli bensì semplici ragazzi milanesi.
Dopo cinque giorni di casting sono arrivata a una rosa di 20 ragazzi e durante un meeting con entrambi i brand abbiamo deciso i 6 che avrebbero indossato la collabo, durante la stessa riunione ho mostrato la mia idea per lo styling. Una volta approvato tutto, attingendo dall’archivio Stone Island e Nike ho creato dei total look, ultimo step prima dell’evento il fitting generale con tutti i ragazzi.

• La tua formazione è trasversale, quanto conta essere poliedrici oggi?

Sempre più spesso i clienti hanno bisogno di consulenze che sfociano anche oltre il proprio campo. Aimè sono spesso set designer, casting director, assistente fotografa, grafico. Non so se però questo nuovo aspetto del mondo del lavoro sia proprio un bene.

• Il tuo rapporto con il lavoro indipendente e flessibile

Credo che la mia forza stia nell’essere freelance. Ho un metodo di lavoro tutto mio, vado a letto prestissimo e amo svegliarmi all’alba per lavorare.
Ci sono giorni in cui mi carico di lavoro e giorni in cui mi impongo di non guardare il cellulare e faccio le mie cose. Poi magari il giorno dopo sento il peso delle mail arretrate però mi piace staccare totalmente per alcuni giorni per poi fare una full immersion in altri. Sono una persona scostante, sono sempre stata una che preparava gli esami tutti in una volta. Ma adesso nella mia sregolatezza ho trovato il mio equilibrio.

• Immagino che la ricerca sia vitale per quello che fai, raccontaci questo aspetto

È la parte che mi diverte di più, ed è qualcosa di costante per me, qualsiasi cosa io veda la immagino sempre in prospettiva di una collocazione all’interno di un possibile shooting, spesso il mio ragazzo mi prende in giro per questo.

• Come applicheresti il tuo metodo nel design?

Cercando di trovare ispirazione negli oggetti di tutti i giorni rivisti in una chiave differente una specie di ready-mades applicato nel design.

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